mercoledì 14 marzo 2007

Studentessa universitaria, triste e solitaria


Oggi la vostra Almost si è recata a lezione all'università. Una materia difficile ma interessante. Se non altro il professore è davvero bravo. Anzi: appassionato, è dire poco.

Mi mancano sei esami.
Sono  almost dottoressa.
Per la serie meglio tardi che mai. Da anni (fuori corso) però sfoggio la sfolgorante scusa "eh ma sai: lavoro a tempo pieno..".
Ho ancora un anno di autonomia dopodiché la scusa sarà da buttare. Anche perché la facoltà che faccio non è esattamente ingegneria aerospaziale...

Entro nell'aula con la mia mise "da ufficio". In realtà il mio abbigliamento raramente può definirsi da ufficio... Ma oggi ero impeccabile: maglioncino serio con giacchetta, pantalone nero con la riga e decoltè viola a punta (dolore e sofferenza).

Mi siedo accanto ad un ragazzo. Un bel ragazzo a dire il vero. Ricciolino, moro. Genere Scamarcio (per gli amici, per chi lo "adora" come me: "Scacarcio" - e anche stavolta, mi è scivolata la corona).

Si vede subito che è più giovane di me. 3, 4 anni?
Chissà. Ma sono presa dalla lezione. E dalla stanchezza della giornata: mattina a scuola con i bimbi delle elementari, pomeriggio ufficio, sera lezione.


Ad un certo punto attacca bottone. Io (che stare zitta, mai eh?) gli chiedo: "Vecchio o nuovo ordinamento?" e lui "Nuovo". Già questo traccia una linea di fuoco fra i nostri due mondi.
La linea diventa il Gran Canyon quando il puttino moro azzarda la domanda fatidica: "Quanti anni hai?".

Come spesso mi accade, oramai lo avrete capito, mi passa metà della mia vita davanti in una manciata di secondi.
Realizzo che da quando so far di conto, passati sei mesi dal mio compleanno (che è a luglio) dico, a chi me lo chiede, di avere l'età che compirò nell'estate in arrivo... Precisa. Al millesimo.
A 9 dire 10 è una grande svolta. A due cifre.
A 13 dire 14 è un'enorme conquista.
A 19 fa fico dire 20. (Mamma ho 20 anni, mica sono una bambina!)
E a 22, dire 23 ti sembra significhi essere ormai adulti...

Ma di fronte ad un ricciolino, presumibilmente 25enne, potevo dire 29? NO!
Oggi quindi è un giorno da ricordare: decade una delle mie più vecchie tradizioni.
Ogni 7 gennaio rammentavo alla mia mamma che avevo passato la boa del mezzo anno.
Invece ora mancano 3 mesi e mezzo... e ho detto 28.

Il giovane, simpaticissimo, non ha fatto una piega.
Mi ha anzi invitata a fumarmi una sigaretta dopo lezione.
Ma io ho dichiarato fiera di aver smesso.
E  mi sono allontanata dal gruppo di studenti spettinati, colorati, mal rasati sostenuta dai tacchi fini delle mie decolté viola. Mi sono allontanata, quindi soffrendo. Per i tacchi e per un'abitudine andata che non tornerà più.

La vera botta è stato comunque apprendere che il giovane, papabile di primo acchitto, ha 22 anni.
Praticamente: lui andava all'asilo e io avevo già le tette.

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