giovedì 21 dicembre 2006

Il mio regalo di Natale


I miei non mi hanno fatto mai credere all’esistenza di Babbo Natale.
A mia madre Babbo Natale non piaceva.
Sosteneva che fosse una figura anti-democratica ed diseducativa: perché il bambino ricco e stronzo avrebbe senza dubbio ricevuto un regalo più bello di quello povero ed obbediente… E allora come sarebbe stato possibile spiegare questa discrepanza al piccolo deluso proletario?

E dire che mia madre non può essere certamente definita comunista. Anzi. Si è sempre dichiarata “anarchica di base”.
Ossia:
“Di base” sarebbe stata anarchica, ma siccome la maggior parte della gente, secondo lei, è egoista e prevaricatrice, oltre che cattiva – da che si evince che mia madre stima l’umanità intera -  ritiene che l’unico modo davvero funzionale per regolare una società sia un governo di tipo autoritario, anzi, dittatoriale.
Insomma Stalin e Pinochet le fanno un baffo.

Comunque, nonostante io non credessi né a Babbo Natale, né alla Befana, tutti gli anni in casa nostra si consumava il seguente rito:


La sera del 24 dicembre, verso le 23.30, mio padre spariva dalla tavolata.
Riappariva mezz’ora più tardi sull’uscio con un saccone pieno di roba sulle spalle.
Vestito di tutto punto con un abito sapientemente confezionato da mia madre, secondo i dettami della tradizione (anzi secondo i colori della Coca Cola), entrava baldanzoso nella sala da pranzo piena di parenti.
Di Babbo Natale mio padre non aveva che lo spirito perché, quanto al peso, fino ai 50 anni non ha mai superato i 55 chili, neanche con il cenone di Natale sullo stomaco.
Distribuiva, così conciato, regali a grandi e piccini mentre dalla sua faccia fioccavano minuscoli pelucchi di cotone idrofilo della barba finta.
Visto che nella mia città non nevica praticamente mai, quella era la mia personale dose di neve natalizia…

Io e mio fratello ci divertivamo comunque moltissimo. Pur sapendo bene che Babbo Natale non esisteva.
Ma volete mettere: è più divertente credere a una favola o vedere tutti gli anni il proprio padre coprirsi di ridicolo per rallegrarci?
La cosa tragica è che lo faceva anche a scuola per tutti i nostri compagni…

Tutti contenti e tutti felici. Specie gli ospiti che scappavano allo scoccare delle 2:00 orario in cui cominciavano le olimpiadi di mini-bricolage.
Papà montava giocattoli che si componevano di minuscoli pezzi in maniera inversamente proporzionale: più grande era il bimbo più piccoli erano i pezzi che componevano il gioco.
Io e mio fratello, da veri sadici, zompettavamo attorno al povero genitore chino su fustellati di plastica  e intento a trattenere le imprecazioni di fronte ai fogli delle istruzioni (Ikea ante litteram, praticamente)...

Quando si arriva all'età giusta per montarsi i giochi da soli, per natale si chiede un videogioco o una minigonna...

Quando papà alzava gli occhi stanchi sull’opera compiuta, suonava il campanello.
Erano i nonni che arrivavano per il pranzo del 25…

Tanti auguri a tutti voi che passate sulla strada che vi porta verso il coma alimentare da cenone.
Love and peace .

Almost

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