mercoledì 13 dicembre 2006
I segni della vecchiaia incombente - part 2
I segni dell’imminente catastrofe non emergono (ahimè) soltanto nel confronto col “gruppo dei pari”.
Vi sono altri pericolosissimi ambiti in cui le differenze tra il “prima” e il “dopo” (la cura) vengono a galla e rapiscono i vostri sensi con la stessa delicatezza di una pedata nel deretano…
Uno di questi è proprio quello che dovrebbe essere un rifugio, una culla, il luogo sicuro a cui far ritorno, il posto dove cercare conforto, il focolare…
…o come amiamo definirlo la famiglia, da secoli fonte di innumerevoli disgrazie quali i cenoni di natale, i fratelli minori, le nonne rompiballe e i genitori apprensivi.
Partendo da quelli che la scrittrice Amelie Nothombe ama definire “gli autori dei miei giorni” passando per tutta una serie di zie, nonni, cugini, tutti, ma proprio tutti, cominceranno a cambiare atteggiamento nei vostri confronti.
Ne so qualcosa io che, avendo un padre del sud, mi ritrovo con una numerosa e sconosciuta scia di parenti. Ogni volta che “scendo” mi ritrovo qualche zio/a in più (mai visto prima, peraltro) che esordisce commosso nel vedermi con la solita esclamazione: “Miiiii, a figghia di Ciccio sei”.
E aggiungo un posto a tavola, che c’è un parente in più.
Ma andiamo con ordine.
LA MAMMA...
E' sempre la mamma? E' tutto da dimostrare...
La dolce vocina che ti sussurrava la ninnananna.
La mano che ti imboccava e il viso severo che ti bacchettava se avevi usato un po’ più di trucco.
Colei che controllava a distanza (ravvicinatissima) quali giri frequentassi e soprattutto a quali ragazzi ti accompagnassi.
Bene.
Dolci ricordi: archiviali!
Se ora ti azzardi ad uscire senza trucco, spunterà tua madre sulla porta di casa armata di pennelli e tavolozza, manco fosse Diego Dalla Palma, e comincerà ad imbrattarti “Ma non puoi uscire di casa così! Datti un’aggiustata. Non è questione di vanità: il trucco rifinisce bambina mia”.
Che tradotto significa: “Sei diventata un mezzo cesso. Occhio che sei sull’orlo di un baratro da cui non si torna più indietro. Io almeno prima di prendere le sembianze di Moby Dick ho fregato tuo padre. Ma avevo vent’anni! A te, conciata così, chi ti si raccatta? Mica mi vorrai restare sul groppone tutta la vita?”
Valle a spiegare che pur di dormire mezz’ora in più saresti disposta ad uccidere…
Si preoccupava se non mangiavi abbastanza vero?
Si faceva una risata quando guardavi il tuo sederotto da adolescente allo specchio con aria delusa alla vista di una orrida, naturalissima cellulite… “Ma bimba mia, ma dove sarebbe sta cellulite?”
Ora a cena la sera, se hai l’ "enorme fortuna" di vivere ancora con i tuoi, ti priva della razione di formaggio e quando apri il frigo lontano dai pasti lei scatta come un’allarme.
Se invece vivi da sola ti porterà prima tutti gli ultimi barattoli di orrori sott’olio fatti da zia Santuzza (geniali per quando non hai voglia di fare la spesa), ma poi passerà in rassegna la tua dispensa con aria disgustata.
Si preoccupa - inoltre - quando, uscita con gli amici, rincasi prima delle 2.00. “Ma già sei tornata?”. Il perché e tutt’oggi per me un mistero.
Infine non importa con quale uomo tu te ne andrai. L’importante e che ti levi cordialmente dalle scatole. Le tue amiche che si sono sposate sono un esempio di virtù da seguire, anche se a 16 anni le aveva considerate delle emerite zoccole.
Loro sì che sono serie. Si sono scelte uno in grado di mantenerle e di creare una famiglia.
Tu hai usato l’insulso, inutile, improduttivo metodo dell’amore per sceglierti un uomo.
Ti sei imbattuta in uno smidollato. E per questo meriti anche di essere smerdata da lei.
Oltre il danno, la beffa.
...e i disastri non sono finiti... to be continued...
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