lunedì 27 novembre 2006
Guida di sopravvivenza per trentenni - Cap IV
Or dunque…
Passando in rassegna le varie età che pongono, indiscutibilmente, le basi (minate) per i tuoi splendidi, ambigui, strazianti, noiosi, allegri e confusi trent’anni approdiamo sulla riva…
I 2X… venti ”ics”.
Già, perché dai 26 in poi non ha grande importanza dove tu sia posizionato esattamente.
Sei comunque un almost.
In fin dei conti non te lo ricordi esattamente neanche tu…
Dì la verità: quando ti chiedono quanti anni hai ci devi riflettere un attimo. E, trovato il numero giusto, ti chiedi “26, 27, 28… ma in fondo che differenza fa?”.
Incognite
Qualcuno di voi,
su questo pianeta o su un altro,
ha mai avuto notizia di
un professore di matematica che pronunciasse correttamente le lettere
"X" e "Y"???
Le varianti vanno da "Icchese" e "Ippisilon" passando per "Icchisi" e "Ibbisilon" nei casi più disperati. Confido di trovare l'unica eccezione tra qualcuno che voi conoscete...
giovedì 23 novembre 2006
Save the best for last
Perché quando finalmente decidiamo che quel pezzo di torrone, proprio QUEL pezzo di torrone è l'ultimo... quel pezzo di torrone, proprio QUEL pezzo di torrone continene una nocciola avariata?
Questo sì che è spirito natalizio...
Che mondo sarebbe senza mia mamma!
Ieri sera guardavo la tv, per la prima volta dopo circa un mese, e mentre zappavo la pubblicità di Dottor House (una delle poche cose ancora tollerabili della tv generalista) ho beccato la pubblicità su un altro canale...
Una pubblicità morbida, cremosa, calda, dolce, spalmabile... ma sì, NUTELLA!
Lo spot inneggia a bambini super energici, super intelligenti, predisposti all'apprandimento e alla scoperta meglio di chiunque altro, perchè, loro, mangiano nutella.
Ho guardato la mi' mamma: "Mo je faccio er cucchiaio" per lei non è un'abile mossa d'attacco di Totti...
Per lei è "Mo me faccio er cucchiaio" un rito serale a base di cucchiaione da minestra e crema nocciolata. Il pane? Un optional.
L'ho guardata è ho asserito con la mia proverbiale sensibilità e delicatezza: "Mamma, stando a questa pubblicità dovresti essere diventata premio nobel per la fisica..."
E mamma: "Infatti, perchè non ci mettono i loro veri consumatori nelle pubblicità? Potrebbero far fare a me da testimonial! Vedi poi come si ammazzano tutti di pane e marmellata...."
Ha capito che per 20 kg in più non basta la menopausa da sola...
Col suo tipico humor nero.. anzi marrone-nocciola....
Che mondo sarebbe senza... mia mamma!
lunedì 20 novembre 2006
Surrogati
Ieri sera un mio amico, per tutta risposta ad un mio racconto, ha esclamato, per manifestarmi solidarietà:
"Santa Polenta"
Uh... Santa Polenta... quanti bei ricordi!
I surrogati di parolacce ed imprecazioni varie.
Impareggiabile esercizio di fantasia.
Da vaffancina a porca paletta.
Da perdindirindina a mannaggia li pescetti....
Per poi passare per i più utilizzati mannaggia alla miseria (o miseria ladra) e porca vacca.
E che dire di mannaggia la zozza?
E il più recente porca putrella?
Certo è però che il mio repertorio si arresta qua.
Non ho mai amato molto gli eufemismi....
Direttamente dai miei neuroni
...ta dà! Una nuova categoria: "idee bislacche"!.
Mi sembrava che tutte queste categorie a base di "disastri" potessero a lungo andare indurre alla depressione. Ho deciso quindi di aprire una nuova categoria che contenesse la parola più prolifica e propositiva che io conosca: "IDEA", decisamente uno dei miei vocaboli preferiti...
Ma andiamo a cominciare...
IDEA BISLACCA NR°1
Da giorni, viaggiando in autobus, sto macinando libri su libri come non mi succedeva da tempo.
Suggerirei alle amministrazioni comuncali una campagna congiunta eco-culturale. Ossia:
"Vai con l'autobus: ti fai una cultura e non inquini!"
Con il biglietto e la tessera dell'autobus sconti in libreria e altre succose facilitazioni.
Il tutto supportato da una bella campagna con i NUMERI sul traffico (vogliamo i numeri!)
Capisco che per invogliare la gente ad utilizzare i mezzi pubblici sarebbe già abbastanza farli funzionare. Ma non pretendo tanto.................
E poi io l'avevo detto: queste sono idee bislacche, mica roba normale!
giovedì 16 novembre 2006
Fregatura d'amore
"Nulla rovina un'avventura romantica quanto il senso dell'umorismo nella donna"
Oscar Wilde
Sono fottuta!
lunedì 13 novembre 2006
Guida di sopravvivenza per trentenni - Cap III
Ecco...
Ci siamo...
Più o meno hai finito l'università, la stai finendo, hai deciso che la finirai (lo pigliamo sto pezzo di carta sì o no?)
Più o meno hai una relazione stabile, l'hai avuta, la stai costruendo (la vogliamo mettere questa testa a posto?)
Più o meno hai una tua autonomia, sopratutto dal punto di vista economico (ancora con la paghetta settimanale?!).
Hai 25 anni.
Ora sì che sei adulto.
Ora cominci a disegnare il tuo posto nel mondo.
E mentre sei lì, prossimo al tuo 25esimo compleanno, con la matita in mano a tracciare il ritratto ormai quasi nitido della tua personalità faticosamente costruita, ti folgora la prima verità, la prima grande certezza della tua vita di adulto.
E cioè che fino a quel momento, fino ai 25 anni, non avevi capito un cacchio della vita!
mercoledì 8 novembre 2006
Infanzia olfattiva
A pranzo con i colleghi (trattasi, quindi, di pericolosi effetti collaterali dell'infida mensa) è venuto fuori un discorso strano, o quantomeno insolito...
Non so come ci siamo ritrovati tra gli effluvi della nostra infanzia.
Una memoria tattile olfattiva, ci ha riportato alla mente particolari che, all'epoca, erano per noi parti fondamentali, divertenti e rassicuranti delle nostre giornate di pargoli degli anni '80.
Galeotto fu il Didò.
Non ho capito bene chi lo abbia nominato per primo, ma da li è partita la rievocazione storica...
Il didò profumava di mela verde (secondo gli altri per me puzzava di mela marcia e basta).
E passavamo le ore ad impastarlo: peccato che, lasciato per poco all'aria, assumeva una consistenza secca e granulosa ed era, a quel punto, da buttare via.
Si passava allora al Pongo. Bello il Pongo. Io lo amavo. Morbidoso, si surriscaldava. E più lo impastavi, più si surriscaldava, più si surriscaldava più diventava morbido. Un circolo vizioso. E aveva quell'odore inconfondibile... di Pongo.
Avevo sempre l'accortezza di lasciarne un pezzettino nella tasca del grembiule.
Mia madre puntualmente non se ne accorgeva e ci passava sopra il ferro da stiro... Una bella strisciata gommosa in tecnicolor!
Tra l'altro tra le mie perversioni infantili c'era quella di fare un bastoncino di Pongo e di passarlo poi sul termosifone che lo scioglieva in una melma plastica e colorata...
C'era poi il Das per i veri artisti: con quell'odore vagamente tossico, il das ha incrostato le mani di generazioni di bambini e infestato le case con orribili e crepati manufatti.
C'era il Das, il Das bianco, il Das terracotta...
E, libidine delle libidini, c'era il Vernidas, l'apoteosi della vernicetta tossica.
Trasporto cavalli - La cultura del paradosso
Qualche giorno fa, girando per la città, ho visto una scritta che mi ha fatto riflettere.
Su una grossa camionetta blu troneggiavano le parole “Trasporto cavalli”.
L’avrò già vista altre decine di volte, però, prima, non ci avevo mai riflettuto...
Ho pensato: “Se usassi la macchina del tempo e portassi qui una persona nata 300 anni fa cosa penserebbe? Cosa penserebbe un uomo nato nel ‘700, che sul cavallo aveva costruito interamente il suo sistema di trasporto via terra, vedendo la scritta: “Trasporto cavalli”?”
Erano i cavalli a trasportarci, e ora noi, avendoli superati in velocità, li trasportiamo per diletto, per affetto, per sport.
Da 300 anni ad oggi il paradosso è andato dilagando.
Si faceva fatica, lavoro fisico, lavorando nei campi pere mangiare un tozzo di pane, ora si fa fatica fisica per diletto e per smaltire i numerosi tozzi di saporitissimo pane che possiamo permetterci.
I vestiti erano strappati per logorio, per povertà, oggi ci sono strappi modaioli, indispensabili ai seguaci delle nuove tendenze.
Le bucce di patate erano il cibo della disperazione, lo spauracchio della fame, oggi si servono fritte ed accompagnate da salse in “localini” trendy.
E la ciliegina sulla torta del paradosso qual è? Ma certo, il Reality Show. (leggi Reality Sciò)
In questi anni ne abbiamo visti di tutti i colori: tuguri, fattorie, ranch, isole deserte…
E’ la cultura di oggi, la cultura del paradosso, che porta nelle case una falso vero, un reale artefatto, situazioni costruite in cui si evolvono vicende pseudo-vere: vogliamo raccontarci una storia, e la vogliamo fortissimamente vera.
Le favole non ci bastano più.
Ci hanno nutrito a pane e avventura, la vita normale ci sembra troppo piatta per essere vera: ecco là che, per paradosso, diventa più credibile il falso.
Non è un bene, non è un male, è la volontà popolare, la mitizzazione dell’uomo qualunque, i momenti di gloria dei “ragazzi della porta accanto”.
E’ la favola del “It may happens to you”.
Persone qualunque come i vincitori delle varie edizioni del grande fratello.
Come Cristina, come Serena.
Che, sempre nel mood della favola vera, sognavano il principe azzurro.
Serena ripeteva spesso alle telecamere “Dov’è il mio principe azzurro? Come finisce la favola?”.
Un giovedì sera di qualche anno fa la neo-principessa, con strascico di tulle, è uscita dalla casa, ha baciato il rospo che si è trasformato in principe e ha raggiunto il castello-studio televisivo, dove la telecamera l’ha incoronata. Lacrime di commozione di una semplice ragazza che, toccata da una nuova bacchetta magica, l’antenna televisiva, si è trasformata in una principessa mediale.
martedì 7 novembre 2006
Est, est, est!
L'altro giorno si discorreva a pranzo nella nuova casa.
A tavola con noi c'era un ragazzo ungherese, impiegato come operaio nella ditta di ristrutturazione edile che ci ha fatto i lavori.
Parlando della difficile situazione dell'Europa dell'est diceva: "In Romania è come in Italia 60 anni fa. Da noi in Ungheria è come da voi 20 anni fa".
Mi viene un dubbio: da noi vent'anni fa si stava più che bene.
Erano gli anni '80, un'era di opulenza, di yuppies, di Via Montenapoleone infilata in tutti i film italiani ridanciani.
Non è che si è sbagliato per via della lingua e in realtà voleva dire "Da noi in Ungheria è come sarà da voi in Italia fra 20 anni" ?
venerdì 3 novembre 2006
Scoperte da trasloco
Ci sono cose che, seppur piccole e a volte dimenticate, ci accompagnano quotidianamente in silenzio.
Indispensabili eppure invisibili... Ci rendiamo conto del loro enorme valore soltanto quando esse ci vengono a mancare.
Del resto la vita e' costellata di dettagli.
Impalpabili minuzie che allietano e danno senso.
Piccole cose che sostengono pezzi della nostra vita, senza ricevere riconoscenza ne' uno sguardo.
Quando queste cose non sono con noi ecco li' che ci mancano immensamente.
La tavoletta del cesso, ad esempio, una grande, troppo spesso dimenticata, invenzione.
giovedì 2 novembre 2006
Nuntio vobis...
A proposito. Per coloro che hanno seguito le puntate precedenti.
Oggi faccio mezza giornata in ufficio. E come sprecherò l'altra metà?
Bravi, avete indovinato!
All'Ikea con mamma.
Altra pera di coppiette felici e ammobiliate.
La cosa fichissima è che, dopo un giro di tre ore, 12 polpettine di maiale obeso e panna, una sigaretta nel gabbiotto apposito e consultazioni varie con gli omini in giallo, acquisteremo solo un mobile dei 15 che ci servono.
Eh, sennò come fai ad andare all'Ikea almeno tre volte a settimana?
Mia madre è un tipo metodico. Le piace scegliere con calma.
Secondo me dovrebbero aggiungere ai crimini contro l'umanità "Portare una trentenne single, reduce da una convivenza, all'Ikea"
Verso Pasqua, quindi, finalmente saremo in dirittura d'arrivo.
E a primavera il signor Ikea ci tirerà appresso l'ultimo mobile mancante per non vederci più girare fra i suoi mobili...
Spero che l'ultimo sia un comodino e non un armadio.
Uelcome!
Benvenuti nella mia nuova casa!
Dove per ora,
non c'è gas,
non ci sono le porte,
non c'è il telefono,
non c'è il riscaldamento,
non c'è acqua calda.
Benvenuti nel 1896.
Ho inventato la macchina del tempo.
Ma io che guardo sempre il lato positivo delle cose so che continuando a lavarmi con l'acqua fredda mi tonificherò e rassoderò a dovere.
Quando arriverà l'acqua calda sarò così soda che dovrò assicurarmi le natiche come Jennifer Lopez.
Non c'è neanche internet ovviamente.
Da ciò si deduce che sono a lavoro.
Elementare Watson.
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