mercoledì 22 agosto 2007

Paradisi letterari


La vita è una continua ricerca di soluzioni.
Soluzioni ai mille problemi che ci si pongono ogni giorno.
Però i problemi, pensavo, così come gli esami non finiscono mai.
Neanche dopo la vita.

Pensando all'aldilà ci si pongo alcune spinose questioni, la prima delle quali è ovviamente...

Che fine facciamo?

Ogni religione ha il suo paradiso.
Chi promette una luce eterna nella quale fondersi in saecula saeculorum.
Chi distese verdi piene di vergini folleggianti.

Chi un secondo giro, così tanto per provare a vedere se rinascendo puoi far di meglio.
E ci sono i paradisi a matite e pastelli disegnati dai bambini. Loro hanno un paradiso per tutto: c'è il paradiso dei cani, dei gatti e degli uccellini.
Va da sè che tutte queste belle cose te le devi essere meritate.
Perchè se sei stato cattivo te ne vai dritto dritto all'inferno. Pappapero pappapà.

Tuttavia molte di queste soluzioni lasciano i più parecchio perplessi.
Se dovessimo tener fede alla dottrina della reincarnazione avremmo risolto il problema della sovrapopolazione del globo. Invece nuove anime spuntano numerose ogni giorno.

Leggevo su Repubblica, qualche giorno fa, che l'editoria in Italia affolla gli scaffali delle librerie con 41 titoli nuovi ogni giorno.

Ecco la verità!

Secondo me quando si muore, si finisce nella testa di uno scrittore.
E da lì, dritti dritti dentro ad un libro.
Ovvio che puoi ritrovarti dentro ad un libro brutto, noioso.
Oppure in balia del cattivo di turno: magari fra le grinfie dei satanassi de "Il Maestro e Margherita" di Bulgakov. E via a morire sotto ad un tram anche tu, come uno dei personaggi, per l'eternità ogni volta che un nuovo lettore aprirà quelle pagine.
Ecco sì: forse questo potrebbe essere l'inferno.

Per il mio Paradiso, cari signori, avrei un po' di idee.
Quando morirò finirò dentro a "Zazie nel metrò" e me ne andrò in giro per Parigi saltellando con i miei Blucinz.
Del resto ho sempre amato molto quei libri che riescono a ritrarre famiglie o gruppi di persone, creando dei personaggi talmente veri da sembrare la trasposizione cinematografica di tua zia.
E qui mi verrebbe da pensare che non sarebbe niente male passare qualche spicchio di eternità dentro ad un libro di Pennac, assieme ai Malaussène. O nella famiglia di "Margherita Dolcevita" di Benni.
Ma se Benni dev'essere, allora che sia "Terra!".
Il mio amato Bukowski invece... non saprei. Magari nell'aldilà reggerò meglio l'alcol e allora un giretto per "Hollywood Hollywood" me lo potrei anche fare.
Strano. Amelie Nothomb. Mmmmh. Non saprei. Divoro i suoi libri, d'accordo: ma finire in un eterno gioco delle parti vittima-carnefice non so se sarebbe il paradiso.
Magari mi ritrovo in un libro di Calvino, o a far casino con la scapestrata compagnia di Rap, il protagonista dell'ultimo libro che sto leggendo "C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo".

Il punto è che i libri in cui finiremo noi, ancora devono essere scritti.
E ci sono già troppi purgatori, chiusi nei cassetti di tanti aspiranti scrittori.
A cui auguro grande fortuna.

...che poi tutto è soggettivo: per me l'inferno vero sarebbe finire dentro un libro di Moccia.

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