martedì 5 giugno 2007
Diversamente giovani
Due sabati fa sono stata a pranzo a casa di mio padre e della sua compagna.
Come sempre, grandi risate. I due soggetti in questione sono pieni di vita.
Specie mio padre che ha ancora tutti i capelli neri e zompetta come un grillo, nononstante gli imminenti 66 anni.
A parte il fatto che ho mangiato con i piedi sul tavolino, perchè ho scoperto che dove abitano loro circolano dei piccoli scorpioni fetenti e velenosissimi, sono stata bene...
E ad un certo punto mio padre se ne esce con la seguente osservazione "Guarda che noi mica ci avviamo verso la terza età, sai? Noi non siamo anziani, no! Noi siamo DIVERSAMENTE GIOVANI!"
Eccola là, penso, ne ha sparata un'altra delle sue.
Invece no.
La sua compagna mi fa notare che l'espressione è stata coniata da un giornalista di Repubblica.
Sarebbe finita qui, con una risata.
Se non fosse che ieri sera, con un occhio aperto e uno chiuso, stavo guardando il rotocalco di Enzo Biagi (well come back, Enzo!) su Raitre.
Si parlava di droghe. Pesanti, leggere, pericolose.
Biagi ha intervistato, in proposito, Pierluigi Diaco.
Non mi ero chiesta per quale motivo Diaco, fosse sparito dai media.
A questa mia non-domanda, ha dato risposta l'intervista di ieri sera.
Diaco si è eclissato dalle scene per problemi con la droga, a quanto ho capito (il sonno era a livelli mostruosi).
Guardavo Biagi, tentare di far coraggio ad un trentenne con gli occhi spenti, vuoti, tristi.
Mi sono chiesta chi fosse il giovane e chi il vecchio.
Quegli occhi vispi sotto gli occhiali grandi, incorniciati dai capelli bianchi mi restituivano l'immagine di un bambino che, a parte l'aver calpestato questo mondo per oltre 80 anni, non ha perso affatto la curiosità, la vivacità e lo stupore nei confronti della vita.
Mai.
E tentava di trasmettere al povero vecchio trentenne, disilluso e stanco della vita seduto sulla poltrona di fronte a lui come uno che aspetta la morte, un po' del suo amore per la vita.
Biagi aveva 13 anni.
Diaco 98, mal portati.
Quando la vita ha smesso di essere affascinante per i giovani?
Quando il mondo ha smesso di essere un posto incredibile ai nostri occhi?
Continuavo a guardare l'immagine nel teleschermo. Mi sembrava di sentire il dolore di quel vecchio ragazzo consumato seduto in poltrona. E mi sono sinceramente dispiaciuta per lui.
E poi gioivo. Gioivo per le parole di Biagi. Che diceva al ragazzo di puntare alla serenità, che diceva che la vita è fatta di cose semplici.
E' vero.
Non vi sembra che queste parole avrebbe dovuto dirle il giovane trentenne all'ottuagenario?
Mi è venuta in mente, allora, una cosa - forse immodestamente.
Giorni fa ho conosciuto un uomo. Che forse non vedrò mai più.
Ma che mi ha ripetuto, più volte, che mi trovava molto affascinante.
(che tradotto dal sanscrito antico significa: "me la dai?")
Vi dirò.
Forse lo sono. Affascinante, intendo.
Credo che si diventi affascinanti quando si cade vittime del fascino.
Quando percepiamo ogni cosa che abbiamo intorno come misteriosa, potenzialmente magica.
Quando non siamo disposti a vedere le cose semplicemente per quello che sono, ma andiamo oltre e sognamo un po'.
E' un circolo virtuoso. Subire il fascino, ci rende affascinanti. Lo percepiamo, lo amiamo, lo assorbiamo, lo restituiamo.
Che sia il fascino, nell'accezione più ampia del termine, a renderci curiosi nei confronti della vita? e potenzialmente felici...?
Non lo so.
Fatto sta che ho ripensato alla battuta di mio padre.
E mi sono resa conto che per tanti "diversamente giovani" che ci sono in giro, ce ne sono altrettanti, miei coetanei, che sono "diversamente vecchi".
Felicità
C’è un’ape che si posa
su un bocciolo di rosa:
lo succhia e se ne va…
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa.
Trilussa
ps. sì lo so che venite qua per farvi du' risate, stavolta vi ho delusi.... ma non temete. Tornerò!
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